Si è conclusa a tarda notte la trentacinquesima edizione del Palio dei Terzieri, tra i volti scuri di Castello e Borgo, e i brindisi del popolo del Casalino, vincitore di questa edizione 2008. La giornata più lunga, la più attesa.
Città della Pieve ruota attorno al palio e il palio non la delude mai. Neanche quest'anno, ancor meno quest'anno. Il corteo storico e la sfida di tiro con l'arco hanno superbamente chiuso l'estate pievese. E a brindare sono stati i maremmani che hanno trovato in Luca Bittarelli l'arciere capace di chiudere la contesa, non prima di aver fatto soffrire i propri contradaioli con due frecce finite sulla pancia del toro, che da regolamento valgono sei punti, meno di testa e collo. Nonostante qualche brivido il giovane è riuscito ad alzare le braccia al cielo in segno di vittoria, dando giusta ricompensa ai compagni Roberto Chionne e Alessandro Casucci che tanto bene avevano fatto nelle due manches precedenti.
Al tramonto i punti totalizzati dal Casalino erano 102, contro gli 84 di Borgo Dentro e Castello, quest'ultimo fuori dai giochi già alla seconda manche avendo pagato lo scotto di una brutta partenza.
Se è la caccia del toro ad infuocare gli animi dei pievesi, non da meno è stato il corteo storico che muovendo da piazza Plebiscito ha attraversato le vie cittadine fino al "campo de li giochi", ricreando clima e atmosfere d'altri tempi.
La Pieve sa calarsi nel rinascimento come pochi altri sanno fare. E in questo meraviglioso affresco di musiche e colori, i turisti sono accorsi in migliaia, attratti da un mondo che sembra rivivere con rinnovato splendore.
E del resto come non entusiasmarsi nel vedere mazzieri e balestrieri, damigelle e cavalieri, tamburini e sbandieratori, attaccati ai loro colori fino a farli scorrere nel sangue, tramandati di generazione in generazione. I colpi di scena non sono mancati, neanche quest'anno. Venerdì la richiesta del terziere Borgo Dentro di cambiare la propria postazione al campo di Santa Lucia.
Un fulmine a ciel sereno per le forze dell'ordine. Perché Casalino e Castello, plebe e nobiltà della Castel de la Pieve cinquecentesca, da quando palio è palio non sono mai stati vicini in campo, per evitare quei contatti che spesso prendono i contorni della rissa.
Goliardia e sentimento, fanno parte del gioco.
Quest'anno il Borgo ha chiesto di poter cambiare, di sistemarsi sulla parte ovest del campo. Il maestro di campo non si è potuto opporre, essendo previsto da regolamento, e per la quiete comune tutto è andato liscio. Merito forse anche delle frecce tirate da Chionne e Casucci che hanno dato il via alla fuga del Casalino.
Domani le bandiere verranno ammainate, ma nei cuori dei pievesi la giornata di ieri è destinata a rimanere viva ancora a lungo. Proprio come avrebbero voluto Mario Barzanti e Don Oscar Carbonari, che in una silenziosa notte di quarant'anni fa disegnarono l'avvenire di un'intera cittadina.
Michele Marzoli dal Corriere dell'Umbria
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