sabato 11 maggio 2013

Tra borghi antichi, boschi e vigneti …

Vigneti, oliveti, coltivazioni ordinate, ma anche boschi che verrebbe fatto di chiamare con un termine ormai non più usato, e cioè selve, per la vegetazione fitta e, all'apparenza, impenetrabile. E, ancora, borghi antichi, vecchie ricette, artigianato di qualità, riti che si perdono nella notte dei tempi. Questo si può incontrare in un itinerario in alcuni luoghi dell'Orvietano.
Fabro conserva ancora, malgrado le ferite del tempo e della storia, la sua impronta caratteristica di castello nato intorno al Mille, di cui conserva parte delle mura. Nel cuore del borgo si trova il palazzo comunale, il cui progetto viene attribuito all'architetto Calderini, completamente ristrutturato negli anni `80 del secolo scorso. La parrocchiale, Ottocentesca, venne invece progettata da Giovanni Caproni. Monumento moderno, ricco di significati simbolici, è l'Albero della vita, realizzato da Luciano Martelloni con la collaborazione di Patrizio Serranti e inaugurato nel 2006. L'opera, gigantesca, è in larice, e parla di vita e di amicizia. Carnaiola, frazione di Fabro, fu fino al 1870 frazione autonoma. Dominata da un castello, di proprietà privata, mantiene intatto il suo aspetto medievale.

A Carnaiola è nata, nel Duecento, la beata Vanna. Alla mistica è intitolata una chiesetta, edificata nel luogo della casa natale. Considerata una delle mistiche umbre è tuttora oggetto di culto popolare, tanto che viene festeggiata il 23 luglio, ricorrenza della sua morte. Colline ricoperte da boschi con faggi, lecci, e cespugli di ginepro accolgono chi si inoltra verso Allerona è immerso nelle colline

Sopra il borgo di Carnaiola, comune autonomo fino al 1870, sotto palazzo Sannesio a Castel Giorgio, antica sede vescovile di villeggiatura in secoli passati coperte di boschi di faggio, leccio e ginepro. Ma anche, di pini e corbezzoli, frassini e castagni, secondo una geografia che disegna i luoghi con forme e colori diversi. Un borgo che affonda le sue origini in epoca romana, di cui rimangono tratti della Cassia antica e cippi che rimandano alla Traiana nuova.

Una lunga storia, quella di Allerona, raccontata da ruderi di castelli e fortilizi, resti delle mura e delle porte dette "del Sole e della Luna", la chiesa medievale rimaneggiata nell'Ottocento, fino ad arrivare all'elegante villa Cahen in stile Liberty. Per chi ama le passeggiate nella natura qui non mancano i luoghi dove passare una giornata, o anche solo qualche ora, tra il verde. Il parco di Villalba, ben noto agli amanti della botanica perché qui si trovano orchidee selvatiche di bellezza straordinaria - ne hanno catalogato una trentina di specie diverse - è attrezzato per ospitare pic nic, in aree con tavoli, panchine e "punti fuoco".

Non meno bella e interessante è la selva di Meana. A ridosso dell'altopiano dell'Alfina, con una magnifica vista sulla vallata del fiume Paglia si trova Castel Viscardo. Il centro storico si sviluppa attorno al Trecentesco castello che fu dei Monaldeschi della Cervara, e ora dei duchi di Montevecchio. Ma il borgo è molto antico, almeno di epoca etrusca, databile dal VI secolo a.C., è infatti la necropoli etrusca situata a pochi chilometri dal paese, in località Caldane. Qui fin dal 1300 si produce il cotto fatto a mano, un'autentica arte tramandata di generazione in generazione e che dà luogo alla lavorazione di mattoni, coppi, tegole, gronde, e tanti altri manufatti in cotto. Una tradizione legata a vicende storiche ma anche al terreno, ricco di pregiata argilla, materia prima indispensabile per la produzione del cotto. Il territorio è segnato da ordinati vigneti, questa è una delle zone di produzione, dove alla qualità del vino si unisce quella di ricette antiche e interessanti che sono la base, insieme a ingredienti di qualità che in questo territorio ancora si trovano.

Luogo di confine, geografico e culturale, e perciò quanto mai interessante, è Castel Giorgio, che dalla sua posizione sull'altopiano dell'Alfina gode splendidi paesaggi e guarda, dall'estremo punto a ovest dell'Umbria, il lago di Bolsena e l'Amiata, Lazio e Toscana, dunque. Il castello di Castel Giorgio venne costruito a fine Quattrocento, da Giorgio della Rovere. Il passaggio di truppe, un incendio e un terremoto lo danneggiarono ripetutamente e trovò nuova vita quando, nel 1610, il cardinale Giacomo Sannesio, nel 1610, lo fece ristrutturare.

Il palazzo divenne luogo di soggiorno per i porporati e i prelati che qui, da Orvieto, venivano a villeggiare. Palazzo Sannesio è uno dei punti di interesse del borgo. Ma nei boschi fitti che circondano Castel Giorgio, dove i conoscitori quand'à tempo trovano funghi squisiti nascondono vecchie storie di banditi. A lungo in queste macchie fitte si nascosero, progettando agguati e ruberie, Luciano Fioravanti, di Acquapendente, e Davide Biscarini, di Marsciano. Ancora a metà del secolo scorso, di una vecchietta del luogo, minuta e raggrinzita, si diceva che fosse stata in gioventù la donna di Davide Biscarini.

Corriere dell'Umbria Sabato 11 Maggio 2013

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